This article is written in italian and was published June 7th, 2025 by Corriere della Sera
Stranieri Bergamo, sono l’11%. «Le seconde generazioni centrali per l’integrazione»
La quota multietnica sopra la media nazionale. Sale al 17% in città e fino al 26% in comuni agricoli e industriali. Il caso dei boliviani
Un quesito ha acceso l’attenzione più di altri, in questa campagna referendaria. È quello sul dimezzamento dei tempi per l’ottenimento della cittadinanza. Non un tema banale, per una provincia come quella di Bergamo, dove oltre 1 residente su 10 è straniero: l’11,2% della popolazione. Un dato ben al di sopra della media nazionale, ferma all’8,7%. 
Al 1° gennaio 2025, sono 126.348 i cittadini non italiani sul territorio. Si tratta di una tendenza presente da tempo, sono percentuali stabili da prima della pandemia: mentre in altre aree del Paese la presenza straniera ha subito oscillazioni più marcate, qui si è assistito a un’evoluzione graduale, costante e controllata. Un segnale di profondo radicamento, che nel tempo ha contribuito a ridisegnare la struttura sociale ed economica del territorio, seppur in modo disomogeneo.
È infatti la geografia, più che la cronaca, a raccontare l’impatto dell’immigrazione nella Bergamasca. La distribuzione cresce decisamente nelle aree di pianura e dell’hinterland, dove la presenza straniera ha assunto dimensioni rilevanti. In paesi come Verdellino, un residente su 4 non ha cittadinanza italiana: si sfiora il 26%, nel primo comune per densità di stranieri. In questo contesto, Zingonia spicca come caso emblematico. Nata negli anni Sessanta come progetto urbanistico dell’imprenditore Renzo Zingone, avrebbe dovuto ospitare una città modello. L’utopia si è però trasformata in una realtà segnata da marginalità sociale e degrado. Oggi, suddivisa tra cinque comuni — Verdellino, Ciserano, Boltiere, Osio Sotto e Verdello — ospita una delle popolazioni più multietniche dell’intera provincia, con quasi la metà dei residenti di origine straniera.
Non sono però casi isolati. Comuni a forte vocazione agricolo-industriale come Telgate, Antegnate o Fontanella superano il 20% di stranieri sul totale dei residenti. Stessa soglia viene oltrepassata a Romano di Lombardia, dove si contano 4.584 cittadini stranieri su meno di 21 mila abitanti. Numeri simili a quelli di Treviglio, che ha una popolazione complessiva più ampia. Di contro, nelle Valli, la presenza straniera è minima, in certi casi inferiore al 5%, e spesso legata a poche famiglie presenti da anni.
Al centro di questo quadro c’è Bergamo. Il capoluogo concentra da solo quasi un sesto di tutti gli stranieri della provincia: l’ultima rilevazione ne conta 20.765, pari al 17% della popolazione totale. Percentuale che mantiene la città tra i capoluoghi più multietnici, al terzo posto in Lombardia, dietro a Milano e Brescia.
«Se guardiamo i dati — commenta Giacomo Angeloni, assessore all’Anagrafe del Comune — gli ingressi in città iniziano dagli anni 80 e si mantengono stabili fino ad oggi: la crescita più decisa si è avuta nei primi anni 2000, con l’arrivo in città di molte donne in cerca di lavoro come badanti». Nonostante la costanza, la crescita è stata comunque importante: negli ultimi 15 anni, la popolazione straniera residente è aumentata del 26,5%.
Ma è soprattutto la composizione interna a distinguere la città, rendendola quasi un unicum in Italia e in Europa. La comunità più numerosa, infatti, è quella boliviana, con 3.019 residenti. Questo caso è dovuto a un gemellaggio ecclesiastico avviato negli anni 80 con la diocesi di Cochabamba, che ha dato vita a un flusso migratorio stabile e coeso. Oltre ai boliviani — che rappresentano quasi il 15% degli stranieri in città — a Bergamo vivono gruppi consistenti di ucraini, rumeni, cinesi, marocchini e albanesi, seguiti da comunità originarie dell’Asia e dell’Africa occidentale. «Le comunità di stranieri si sono organizzate in associazioni e partecipano attivamente alla vita cittadina. L’integrazione nel tessuto sociale è ormai quasi completa: non generano più tensioni significative — spiega Angeloni —. Basti pensare alla processione della Madonna de los Milagros, il 15 agosto, o alla festa del raccolto dei Sikh: nonostante comportino qualche disagio alla viabilità, negli ultimi anni non abbiamo ricevuto alcuna lamentela».
Se Bergamo mostra segnali di integrazione strutturale, restano alcune criticità. Per Marzia Marchesi, assessore all’Intercultura e all’Educazione, l’assenza di un pieno riconoscimento giuridico rappresenta ancora una barriera concreta alla partecipazione. «Facciamo fatica a coinvolgere una parte della popolazione nelle realtà associative e nel volontariato — ammette —, ma vedo una grandissima potenzialità, soprattutto nei giovani di seconda generazione, i quali, dopo aver frequentato le nostre scuole, si rendono conto dell’importanza di abitare davvero la città, anche attraverso la partecipazione attiva».

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